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L'assenso e la negazione, un libro che intriga affrontando una questione che mina ogni certezza della propria vita

L’assenso e la negazione, un libro che intriga affrontando una questione che mina ogni certezza della propria vita

“L’assenso e la negazione” è un libro che intriga: cominci a leggere e senti il bisogno di tornare indietro. Può anche esserci la tentazione di rinunciare, ti ricordi che è un libro di filosofia e si sa i filosofi come sono.

Ciò che affronta è infatti una questione che strazia, consuma, mina ogni certezza della propria vita”.

Sono le parole dell’editore Vito Epifania che venerdì scorso a Matera, nella Sala degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile, insieme a Padre Basilio Gavazzeni e alla professoressa Camilla Spada è intervento alla presentazione del volume “L’assenso e la negazione” (Altrimedia) di Michele Andrisani.

La bontà di Dio, il male nel mondo e il libero arbitrio: protagonista è infatti la teodicea, una tematica  particolare ricca di interrogativi, spunti, in grado di mettere in crisi e di portare a ragionamenti tra i più complessi. Nel Terzo Millennio –  un’ epoca all’insegna del pensiero debole che poco si concilia con riflessioni profonde e domande impegnative che non hanno risposte univoche e, anzi, tendono a provocare altre domande – una lettura simile ha tutte le caratteristiche di una sfida.

Anche la docente Camilla Spada ha aggiunto che “non è un libro che si lascia mettere da parte ma sollecita la curiosità. Tutti i paragrafi finiscono con interrogativi, in tutte le pagine si intrecciano la fede e la filosofia. Sappiamo bene che mentre la fede è un atto incondizionato, la filosofia è un voler comprendere (prendere con sé). Il testo non parla di Dio ma del problema del male e, come direbbe Franco Cassano, “il male, nella lotta contro il bene, parte sempre in vantaggio”.

Questo è un testo profondo, compassionevole, c’è un credere fragilissimo e resistentissimo. È come se l’autore interrogasse contemporaneamente due voci diverse e lui rimanesse al centro senza esaurire la voglia di sapere. Mi sono commossa quando sono arrivata ai capitoli che si soffermano su Auschwitz: ad Auschwitz il male non si sceglie è, come dice la Arendt, banale perché non si commette con consapevolezza. Dio dov’era? dirà qualcuno. Elie Wiesel nel suo romanzo autobiografico “La notte” scrive: “Dopo Auschwitz non è possibile credere ma non è neanche possibile non credere”.

Nel volume  c’è un percorso ricchissimo che comprende Emmanuel Lévinas, Etty Hillesum, Henri De Lubac, Teilhard de Chardin, solo per citarne alcuni.

Infine, il rapporto controverso tra Dio e il male è affrontato in maniera obiettiva, non ci sono risposte nette ma, come spiega l’autore  docente materano di Storia e filosofia, il tutto è attraversato “da una sofferta oscillazione, da un moto inquieto che dice, disdice e ridice, fino a disdire nuovamente il detto”.

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