La mancanza di dialogo è sempre causa di fraintendimenti e intralcio alla gestione della complessità, lo sanno bene l’architetto Enrico Lamacchia e l’archeologa medievista Isabella Machetta che hanno deciso di intraprendere un cammino dialogico nelle loro pubblicazioni e nelle loro presentazioni. Nel segno di una collaborazione propositiva, capace di sostenere le ragioni di una reale valorizzazione dei patrimoni culturali, hanno presentato insieme i loro recenti lavori, “Pietre di confine. Il Castelvecchio di Matera e le limitrofe fortificazioni appulo lucane” a firma di Lamacchia e “Note di Archeologia urbana a Melfi” per Isabella Marchetta. Tra un accenno all’archeologia preventiva quale occasione di pianificazione utile per prevenire necessità e costruire risposte efficaci, e la riflessione in seno a una architettura che guarda alle città come risposte a nuove e future esigenze in chiave multidisciplinare, si sono approfonditi aspetti centrali nei due titoli proposti. Sono emersi con forza anche il desiderio di recuperare e sostenere temi quali il civismo, come libertà di espressione e responsabilizzazione della collettività che si ritrova comunità, e il dovere di una etica professionale che non dovrebbe mai mancare nell’operato di professionisti che decidono dell’aspetto, e quindi della sostanza, di una città.


