ALTRIMEDIA STORIES

Capitolo V

Poco prima delle sette, Amalia corse a svegliare Giorgio e Sonia, aveva ricevuto una chiamata dalla centrale di polizia, la informavano che era stata trovata, in una località disabitata, una macchina abbandonata che corrispondeva a quella dei loro amici.
Una squadra di agenti vi si stava dirigendo per compiere un sopralluogo.

Amalia disse di sbrigarsi, li avrebbe condotti lei stessa sul posto, forse Luigi e Clara avevano bisogno di loro. In macchina richiamò la polizia per avere informazioni più precise. Quando seppe dove doveva dirigersi ne fu turbata, alle domande dei due non rispose, occupata com’era a guidare.

Arrivati sulla scena, erano già presenti un’autoambulanza, la polizia e l’auto che avevano noleggiato. Sconcertati e preoccupati per i loro amici, si avvicinarono a un uomo che sembrava dirigere l’operazione, si presentarono e chiesero notizie.

L’uomo li squadrò dalla testa ai piedi, poi guardò Amalia, che sembrava conoscere, e rivolgendosi a lei disse che due ragazzi erano stati trovati feriti e in stato confusionale nella casa e che stavano per essere trasferiti d’urgenza all’ospedale. Alle pressanti domande sul loro stato di salute, il tipo fece un gesto vago poi, a sua volta, chiese se riconoscevano la macchina.

Alla risposta affermativa aggiunse:
«Per il momento, accontentatevi di sapere che sono vivi, le indagini sono ancora in corso».

Giorgio domandò quale fosse l’ospedale dove li stavano conducendo e se era possibile vederli. Spazientito gli fornì l’informazione, ma precisò che spettava a lui autorizzarli.
Lasciarono il luogo appena l’autoambulanza si apprestò a partire portandosi via Luigi e Clara. In macchina, subissarono di domande la povera Amalia che sembrava non avere nessuna voglia di intrattenersi sull’argomento.
Tuttavia, non poté esimersi. Disse che quel luogo aveva una brutta nomea e si chiedeva cosa ci facessero lì quei due.

Alle loro insistenze aggiunse:
«Villa Pastore non è il luogo ideale dove appartarsi, avrebbero fatto meglio a tenersi alla larga».

E aggiunse:
«Non ne so molto né presto fede alle dicerie, ma ci sono storie da brivido sul suo conto».

A quanto pare, in quel luogo si erano manifestati fenomeni di natura occulta, cui si stenta a credere. Oggi, con ogni probabilità, la villa è diventata ritrovo di gruppi di sbandati che vi fanno ciò che vogliono, terrorizzando chi si trova a passare.
Per il resto del viaggio tacquero, arrivati alla concessionaria denunciarono l’accaduto e, per essere liberi di muoversi, presero un’altra auto. Salutarono Amalia, che doveva tornare al suo lavoro, e si diressero all’ospedale.

Non gli fu concesso di vedere i loro amici;
erano sedati, ma ebbero conferma che non fossero in pericolo di vita.
Avvertirono le famiglie, cercando le parole adatte per rassicurarle e spiegare ciò che essi stessi non capivano, suggerendogli di sentire il posto di polizia che si occupava del caso e aspettare prima di prendere qualsiasi decisione.

Dopo pranzo tornarono in camera e buona parte del pomeriggio passò tra le varie telefonate e gli infiniti commenti, finché si fece sera e stanchi,
sgomenti si sistemarono sotto le coperte e caddero in un profondo sonno.

La mattina seguente, Amalia gli fece trovare una copia del quotidiano La Stampa con un resoconto dell’accaduto: erano stati aggrediti mentre si trovavano in quel luogo appartato, dove già in passato erano avvenuti episodi di violenza.
L’autore dell’articolo si chiedeva per quale motivo i due fossero entrati all’interno del rudere, cosa vi cercavano e si mostrava sconcertato dalla versione che i ragazzi avevano fornito agli inquirenti.
Senza indulgere troppo sui fenomeni occulti, si limitò a ricostruire la storia della villa e della misteriosa morte prematura dei figli dei proprietari, più di un secolo fa. Infine, si chiedeva perché non fossero ancora stati murati gli ingressi e perché le forze dell’ordine non pattugliassero la zona, garantendo un adeguato servizio di sorveglianza.

Giorgio e Sonia raggiunsero l’ospedale e poterono, infine, vedere Luigi e Clara;

li trovarono ancora sotto shock per l’efferata esperienza che gli era toccata e non chiesero particolari – come gli fu ingiunto dai medici.
Solo dopo alcuni giorni, quando furono a loro volta chiamati a conferire davanti al magistrato, ascoltarono dalla viva voce di Clara ciò che era avvenuto.

Un racconto interrotto dal pianto, dalle esclamazioni di stupore per lo scampato pericolo e per l’incredibile storia della comparsa dei due ragazzi con il cane.
Una storia cui il magistrato stentava a credere e che sospettò essere frutto della fantasia della ragazza, della sua volontà di rimuovere ciò che era davvero accaduto.
Un’aggressione in piena regola, dalla quale erano usciti indenni per puro caso. Ciò che sembrò strano e causa di forti dubbi, fu la convinzione con cui Clara affermò di non aver mai sentito parlare prima della villa, dei suoi abitanti e delle misteriose storie che circolavano sul suo conto, e che solo l’arrivo dei due ragazzi con il cane aveva interrotto il macabro rito.

La faccenda rimase oscura, ma la polizia continuò la ricerca dei criminali che li avevano aggrediti che, infine, furono trovati e assicurati alla giustizia.
I quali, in stato confusionale, confermarono la versione della ragazza: erano scappati, terrorizzati, alla vista di un ragazzo, di una bambina e di un famelico cane, di cui le loro ferite erano la prova evidente.

fine