MUNFRà NOIR
di Gennaro Castellano

Capitolo i
Fu Giorgio a proporre il Monferrato, l’idea di un’esplorazione nell’enogastronomia locale gli sembrava la maniera migliore di trascorrere le vacanze pasquali.
La proposta, sostenuta anche da Sonia, la sua ragazza, fu esaminata nei dettagli una sera che il gruppo di amici si era riunito per studiare l’itinerario.
Luigi e Clara, gli altri due membri della compagnia, si dissero d’accordo.
Il Munfrà, com’è chiamato in dialetto, è una regione ricca di tradizioni e storia che va girata in macchina, quindi convennero che la cosa migliore fosse arrivare ad Alessandria in treno, noleggiarne una, raggiungere l’agriturismo e da lì muoversi nei dintorni.
Il giorno della partenza, i quattro amici salirono sul regionale Trenord da Milano e in meno di due ore arrivarono a destinazione, andarono direttamente alla concessionaria, dove noleggiarono una Golf, e si diressero verso l’agriturismo.


All’arrivo trovarono la proprietaria, la signora Amalia,
che li accolse con uno spuntino a base di vino, salumi e formaggi;

sazi, presero possesso delle camere e dopo poco erano già pronti a rimettersi in moto.
Giorgio propose di cominciare il tour dalla Strada del Vino Alto Monferrato, che interessa anche parte delle Langhe. Il giro fu interessante e gradevole, fecero sosta in un paio di ottime cantine, terminando la giornata in una trattoria dove mangiarono in allegria.
Poi, alquanto alticci, tornarono all’agriturismo che era quasi la mezzanotte.

Il pomeriggio successivo Luigi e Clara, mentre l’altra coppia aveva scelto di visitare l’ennesima cantina, decisero per un giro alternativo e, dopo averli accompagnati, se ne andarono per i fatti loro in auto.
I due amavano andare in giro senza meta per le stradine di campagna in cerca di posticini poco frequentati, magici, come diceva Sonia.
S’inoltrarono sulla provinciale e alla prima occasione deviarono per strade secondarie alla ricerca di chissà cosa – forse solo un luogo dove potersi appartare.
Girando per stradine non segnate sulla mappa, senza che avessero trovato nulla di rilevante e senza sapere dove fossero, cominciò a far buio e i due decisero che era ora di rientrare.
Dopo un po’ di tentativi a vuoto di arrivare alla provinciale cominciarono a preoccuparsi, quando in lontananza intravidero delle persone e decisero di raggiungerle per chiedere informazioni.
Si trattava di un ragazzo e una bambina che, mano nella mano, camminavano a bordo strada; dietro di loro, a pochi passi, li seguiva un grosso cane pastore dal pelo bianco.

Una volta arrivati, Luigi chiese indicazioni per la strada per Valenza. I due che da lontano li avevano incuriositi, da vicino li allarmarono. Vestivano abiti inadatti alla stagione, avevano un’aria smarrita e uno sguardo che li lasciò senza parole.
Rispose il ragazzo, dicendo che dovevano fare inversione e ripercorrere il viale per qualche chilometro dove avrebbero trovato le indicazioni per Valenza.
Luigi li ringraziò e si sentì in dovere di chiedergli se avevano bisogno di qualcosa.
La bambina, che sembrava fatta di nebbia, disse che stavano tornando a casa.

Li salutarono e proseguirono, ma quando riuscirono a girare e tornare indietro, i due non c’erano più.
Clara era agitata: «Che tipi strani, hai notato?»
«Strani, davvero», le rispose Luigi «sembravano ombre più che esseri umani».
«Ti conosco, non mi tirerai dentro un’avventura ai confini della realtà» disse lui facendole l’occhiolino.
Continuarono sulla strada che gli aveva indicato il ragazzo senza trovare la provinciale. Luigi cercò di attivare Google Maps ma non c’era campo.
Proseguirono fino a un bivio, svoltarono a destra e andarono avanti per qualche chilometro, finché non giunsero nei pressi di una vecchia villa disabitata.
Incuriositi, scesero dalla macchina e si avvicinarono al cancello; immersi nella semioscurità e nel silenzio si guardarono intorno, stavano già per andare via quando sentirono una musica lugubre provenire dall’interno del caseggiato.
Clara, eccitatissima, gli intimò di fermarmi e si pose in ascolto.
«Cos’è questa musica, chi la sta suonando?» sussurrò.
I lenti accordi
Lenti accordi di pianoforte che non piacquero per niente a Luigi, che pensò subito al peggio.
Prese Clara e la spinse verso l’auto.
Tuttavia, quella musica si dimostrò ipnotica: una volta al sicuro, stretta a lui, lo pregò di attendere prima di mettere in moto e partire.