La ragazza sull’aquilone

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Una mattina d’estate del 2012 scompare dalla sua casa romana, Lupo Morgante; novantenne, vedovo e scorbutico, ex insegnante di Matematica, che ha finito per fare lo scopritore di talenti alla Morgante Edizioni; casa editrice che pubblicava libri per ragazzi e in particolare fiabe. Porta con sé solo quel dipinto che fu il logo della Morgante Edizioni: La ragazza sull’aquilone. Lo volle suo padre, fondatore della Morgante, e fu realizzato da uno dei loro autori più talentoso e originale, Ermes Volo. Lo scoprì Lupo, ma mai riuscì a sapere chi fosse realmente né dove abitasse. Una telefonata informa i due figli che Lupo non si trova in Lucania, sua terra d’origine, ma su di un’isola della Puglia: Segezia, detta anche L’isola degli aquiloni, e che lì, il professore, conosciuto da tutti anche come il continentale, vi abitava, sebbene saltuariamente, da più di cinquant’anni. Dei figli lo raggiunge Erminia, con la quale va meno d’accordo, perché l’ha delusa, avendo scelto di essere un’autrice e illustratrice di fiabe; ciononostante sa come parlargli, perché ha più sofferenza nel cuore, essendo madre di una bambina disabile, per questo abbandonata dal marito. Arrivata sull’isola, Erminia resta affascinata dalla meraviglia di Segezia e dei suoi abitanti; tanto quanto la sconvolgerà la verità, più simile a una fiaba, dolorosa, che scoprirà su suo padre, che non le aveva mai raccontato una fiaba né mai l’aveva chiamata con il suo nome, ma Bimba.