Pontica Verba

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Nono Memé, chiaramente, è lo pseudonimo di un poeta.
E l’identità, la vita dell’identità personale è soggetto forte della poetica anzi della poesia dell’autore.
Per la sua nota personale, Nono Memé offre ‘solamente’ qualche precisazione, che segue un distico pasoliniano, i versi: “io vorrei soltanto vivere / pur essendo un poeta”.
Poi, poco da “chiarire”; per esempio, “l’autore di Pontica Verba ha poco da dichiarare. È un Monaco – per quanto fainéant. Non ha mai amato mostrare i Documenti, così li ha stracciati, moltiplicandosi o perdendosi in mille se (senza accento). Così potete oggi chiamarlo Fra’ Nando da Fermo. Come ieri Fra’ Nò, e domani certo Fra’ Nerò. Monaco ma in Cammino fasullo, Egli considera la Poesia una Lunga Strada verso il Silenzio, ossia la sua Preghiera. Da giovane e da vecchio cercò infatti il Gesto Sacro: prima acerbamente riagì (“Teatro è Poesia fatta con gli Altri”), poi, maturando, descrisse (“Poesia è Teatro fatto da Soli”). Visse, sì, ma un Tempo misero, come tutti. Morì, a quarantaquattro anni, e da allora, per continuare a farlo ogni giorno, in modo pulito, sporca la carta. Nient’altro (*). Il resto è Parola, io”. E una precisazione da ‘aggiungere’ oltre l’asterisco: “Ah già, come si suole dire, un giorno si laureò, e quando venne il tempo di D’arsi ai Concorsi, gli rifilarono persino alcuni premi letterari. Li accettò, ma sempre sotto falso nome, naturalmente. Cosa fa tutto il giorno? Mah, ora come ora si traduce inutilmente nella Dickinson)”.

Esaurito