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Marzo 2017

A Sant'Arcangelo con "Voci dal silenzio"

A Sant’Arcangelo con “Voci dal silenzio”

Ogni presentazione si porta dietro il suo personalissimo bagaglio di sorprese e quella di Sant’Arcangelo ci piace presentarvela come un bell’esempio di resilienza e partecipazione attiva. Con Daniela Lella e il suo “Voci dal silenzio” ci siamo immersi in una realtà che vuole cambiare e, come il percorso del libro, non si arrende alle grandi difficoltà che un territorio del sud incontra per poter offrire una chance di futuro ai propri giovani. Lo sanno benissimo l’assessore, assolutamente non convenzionale, alla Cultura e al Turismo Lucia Finamore, la sua collaboratrice Nicoletta Costantino e l’intera giunta guidata da un sindaco anche lui “inconsueto”. Un gruppo di lavoro che ci crede e che anche attraverso la valorizzazione del contenitore biblioteca #spazioaperto, sta lanciando stimoli ed evidenze che le cose possono trasformarsi.

Una presentazione, dicevo all’inizio, che ha coinvolto tutti e che toccando con la dovuta sensibilità, sempre sincera, il tema della violenza di genere ha richiamato il protagonismo del pubblico. Insegnanti ma anche genitori che hanno messo sul tavolo le loro difficoltà e le loro iniziative per educare all’affettività e alla parità di genere; ma anche tante giovani donne che si sentono in cammino sulla strada di quell’autonomia che le fa vivere benissimo anche senza un uomo. Un confronto anche serrato che non ha omesso di ricordare i tanti ostacoli quotidiani che si incontrano, perché la mediazione tra persone e situazioni è sempre cosa complicata ma non impossibile. E quella dose di coraggio che l’autrice ha messo nel suo viaggio alla ricerca di perché, è lo stesso che Lucia Finamore ha sottolineato esserci nelle donne che subiscono per troppo tempo e che poi decidono di dire stop. In questa dimensione di lotta gli stereotipi si è inserito il flash mob dell’A.S.D. Liberti’s Gym di Teresa Liberti, un gruppo di donne che ha voluto contribuire alla riflessione ballando One Billion Rising*: l’invito globale a liberarsi «dalla prigionia, dall’obbligo, dalla vergogna, dal senso di colpa, dal dolore, dall’umiliazione, dalla rabbia, e dalla schiavitù» che ha fatto ballare miliardi di persone in giro per il pianeta. Anche noi a Sant’Arcangelo il 18 marzo “abbiamo” ballato per chiedere giustizia ancora una volta.

 

* Era il 2013 quando Eve Ensler, autrice del celebre I monologhi della vagina, lanciò in tutto il mondo una campagna rivoluzionaria, One Billion Rising: il punto di partenza era la drammatica statistica per cui una donna su tre in tutto il pianeta sarà picchiata o violentata nel corso della propria vita. L’obiettivo era far ballare e manifestare un miliardo di persone nel mondo, il giorno di San Valentino, per denunciare quella violenza e affermare la volontà di porvi fine. L’enorme successo della manifestazione, con adesioni da oltre 200 nazioni, ha trasformato One Billion Rising in un appuntamento annuale.

 

Incontri sulla violenza di genere

Incontri sulla violenza di genere

Fare gli editori significa, in fondo, essere dei sobillatori, avere la passione per i corto circuiti…si masticano sfide con la passione per i problemi piuttosto che per le soluzioni. Potrebbe sembrare eccessivo, velleitario, in realtà vuole essere semplicemente “rivoluzionario”, perché come abbiamo dimostrato in una giornata romana in cui siamo riusciti a fare ben 3 presentazioni, si cambia solo a patto di volere andare oltre, di volere rompere gli schemi… Come Daniela Lella che non si è arresa alla sua giovane età e ha sfidato la sorte, universitaria, con una tesi sulla violenza di genere che poi è diventato questo libro “tosto” che si intitola “Voci dal silenzio”. Nel corso della presentazione alla facoltà di Scienze della comunicazione della Università pontificia, la prima in una mattinata che ti attaccava jazz e buon umore, è emersa tutta la complessità di una questione che non è fatta “semplicemente” (passatemi l’estremizzazione apparentemente poco rispettosa delle vittime) di uomini che uccidono donne…Perché è fatta di vecchie malsane abitudini di considerare le bambole un gioco da femmine e le macchine uno da maschi; le conquiste un vanto per gli uomini e una reputazione “da poco di buono” per le donne; è fatta di una mancata educazione sentimentale che non insegna il giusto modo di rapportarsi all’altra/o; è fatta di una società che ti insegna che la competizione vale più del rispetto del prossimo. La psicologa intervistata da Daniela, Chiara Gambino, ha poi ricordato come le donne spesso non denunciano perché traumatizzate, quindi non in grado di reggere la deflagrazione che provocherebbe una denuncia. Non tutti sono in grado, in ogni momento della propria vita, di esercitare la resilienza. Quindi riconsideriamo l’opportunità di lasciarsi andare ad affermazioni tautologiche tipo “Ma io non capisco come non denuncino…”.Accanto a stereotipi e a gabbie mentali, si rintraccia poi un’assenza di attenzione vera, perché le parole si svuotano di senso se non le traduci in azione, e uno Stato non può essere così distante, concretamente, dalla sua missione di cura: i centri antiviolenza vanno ampliati, sostenuti; le scuole aiutate nel dialogo pedagogico, prima che nozionistico, con i propri studenti… Troppo facile approfittare della disponibilità volontaria e volontaristica dei tanti operatori impegnati nelle reti a sostegno delle donne… I costi, dicono, sono eccessivi e non “ce la si fa”. Ma siamo disposti a pagare, in termini sociali, il costo altissimo che stiamo pagando ogni giorno in termine di morti, di rovesciamento dei valori, di spese extra tra tribunali/forze dell’ordine/operatori? Daniela lo sottolinea nel suo libro: cambiare è possibile, a patto che ogni tassello di questa complicata organizzazione sociale si rigeneri. Una rigenerazione che nel confronto può trovare una regia efficace, perché se creo strumenti per dibattere trovo la via per mettere da parte ciò che mi serve per costruire un modello che funzioni. Noi di Altrimedia edizioni ci stiamo provando, anche attraverso la pubblicazione dell’antologia fantastica Rosa sangue” (di cui abbiamo parlato nel corso della seconda presentazione romana, anzi formellese) che affronta la drammaticità del fenomeno attraverso vari registri narrativi capaci di coinvolgere e a far sentire vicini chi altrimenti sentirebbe tutto ciò troppo “pesante”. La prossimità è cosa diversa dalla vicinanza, lo sanno bene le due suore (qui mi sono scoperta io piena di pregiudizi) che ho incontrato nel corso dell’ultima presentazione e che dopo avere ringraziato Daniela per il suo libro, hanno ringraziato noi di Altrimedia per il nostro coraggio…e io ho sentito quei pregiudizi, finalmente, sgretolarsi…